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Geografia Culturale e dei Paesi Mediterranei:
Si parla delle diverse confessioni religiose, in particolare Ebraismo, Cristianesimo e Islam, messe a confronto non solo dal punto di vista dottrinale, ma anche sul piano "culinario". La religione, nel contesto geografico, è trattata come mezzo per studiare identità, insediamenti e scambi. Un accenno alle Valli Valdesi, alla loro travagliata storia e al rapporto con i Savoia. Una parte sostanziale è dedicata alla religione di Brahma, Vishnu e Shiva, alle sue origini e ai suoi testi sacri: l'induismo, la religione più diffusa in India. Viene trattata la questione femminile nei paesi islamici, analizzando e mettendo a confronto la situazione in paesi come l’Egitto, la Tunisia, l’Arabia Saudita, la Giordania. Si fa riferimento anche alla questione palestinese, ripercorrendo la storia della Palestina, da quando era un territorio ottomano che con la fine della Prima guerra mondiale divenne protettorato britannico, il quale avrebbe dovuto favorire l’autonomia del territorio. Si analizzano i rapporti tra ebrei e palestinesi, stimolando riflessioni e considerazioni. Non mancano considerazioni sulla Striscia di Gaza e sulla sua storia. Si tratta inoltre il tema della città e in particolare si fa riferimento alle più famose città religiose, tra cui Gerusalemme, la città che unisce le tre più grandi religioni, ma anche Gerico e molte altre.
Dettagli appunto:
- Autore: Noemi Ciraldo
- Università: Università degli Studi di Torino
- Facoltà: Lingue straniere per la comunicazione internazionale
- Corso: Lingue e Letterature Straniere
- Esame: Geografia Culturale e dei Paesi Mediterranei
- Docente: Daniela Santus
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Geografia Culturale e dei Paesi Mediterranei Appunti di Noemi Ciraldo Università degli Studi di Torino Facoltà: Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne Corso di Laurea in Lingue Straniere per la Comunicazione Internazionale Esame: Geografia Culturale e dei Paesi Mediterranei Docente: Daniela Santus A.A. 2021/2022LEZIONE 05 NOVEMBRE Laura Beltramo→ toponimo Gerusalemme. Gerusalemme è una città situata al centro del mondo così come ci ricorda la mappa di Herford ma tante altre carte successive, così come ci ricordano i testi biblici tra cui, per esempio, Ezechiele 5.5 che ci dice che Gerusalemme si trova al centro tra le genti che l’attorniano. Gerusalemme è una città estremamente profumata, ci viene raccontato nel trattato Shabbat che Gerusalemme profuma di cannella, ha degli alberi di cannella che diffondono questa fragranza non solo a Gerusalemme stesso ma anche in tutto il resto di Eretz Israel. Cito testualmente: Gerusalemme è profumata, perché i suoi alberi “ sono di cannella quando si accende il fuoco per scaldare, il loro odore esala in tutta la terra di Israele”→ Shabbat 63,71. Gerusalemme, da dove deriva questo toponimo?→ due radici Scialem e Yireh Gerusalemme compare per la prima volta nella Genesi (14:18) sottoforma di Scialem: Quindi abbiamo l’associazione tra Malkitsèdek re di Scialem, Scialem è la seconda parte del nome→ quindi salemme (Gerusalemme).E’ un versetto che apparentemente potremmo anche non notare perché non è assolutamente così importante e significativo come altri passaggi e versetti della Torah. Yireh da cosa deriva invece? Deriva da un episodio famosissimo, Abramo sale sul monte Moria vuole sacrificare il figlio Isacco e proprio in quel momento interviene l’angelo Gabriele che lo ferma e Abramo dice Yireh cioè DIO vedrà. Come viene narrato in Bereshit Rabah 56:10 nasce una disputa, quale nome deve essere scelto per la città? Quale toponimo? La disputa si conclude dunque con l’unione dei due nomi in un unico toponimo. Yireh Shalem→ reso in italiano con Gerusalemme. Analisi linguistica, a livello di corrispondenze linguistiche, di toponimi. Quante volte troviamo la parola Gerusalemme nei testi biblici? Oltre 600 le ricorrenze nella forma Yerushalem e solo cinque nella forma classica con la desinenza in IM→ Yerushalaim. Sebbene siano solo cinque possiamo vedere come ci sia anche questo tipo di attestazione. A livello di cronologia invece la prima forma completa del nome, in cui viene unito sia Yireh che Shalem la individuiamo nel libro di Giosué (10:1) associato al nome di un sovrano. Quindi la più antica attestazione del toponimo “ Gerusalemme” si ritrova nel libro di Giosué. Passaggio 10.1 di Giosué. Abbiamo di nuovo Adonitsédec a cui si associano una carica→ quella di Re e la città di Gerusalemme con il suo nome completo, non abbiamo più Shalem ma Gerusalemme. Al di fuori dei testi biblici invece vediamo come vi siano delle forme diverse. IN EGITTO: In egitto si trovano forme grafiche molto simili si passa dalla forma Urushalim attestato nei testi esecratici, al termine tardo- accadico Urusilimmu e infine Urusalim→ forma che ritroviamo nelle lettere di Tell el Amarna risalenti al XIV secolo a.C. Lettere di Tell el Amarna soffermiamoci un attimo. Le lettere di Tell el Amarna sono dei documenti diplomatici, 382 lettere che l’antico Egitto utilizzava come corrispondenze tra antico Egitto e il resto del Medio Oriente e i vari regni. Documenti di vario tipo: questioni di stato, contabilità, trattavano vari argomenti e vennero ritrovate nella prima volta nel 1887 casualmente dai dei contadini. Questi contadini ne accorsero il valore, sapevano di aver trovato dei reperti archeologici e pensarono ben di venderli all’interno del mercato clandestino. Quindi oggi non sappiamo se queste lettere siano complete o se siano ancora in giro per il mondo qualcuno che abbia queste lettere. Però una situazione molto simile a quella che possiamo riscontrare a Uruch, anche in questo caso, un centro importantissimo a livello culturale e storico e anche in questo caso erano stati ritrovati importanti reperti archeologici in tempi più recenti perché parliamo di almeno venti anni fa e in questo caso molti di questi reperti sono stati venduti e oggi ne sono stati ritrovati purtroppo solo metà. Una situazione purtroppo come vediamo ricorrente. Andiamo avanti, e ritorniamo appunto a dove c’eravamo fermati, dunque proprio in queste lettere di Tell el Armarna troviamo questa forma Urusalim come menzione a Gerusalemme. Un toponimo molto simile a quello presente in tre dialetti aramaici ossia il mandaico, il nabateo e il siriaco che nella loro evoluzione diacronica hanno portato alla forma araba contemporanea: Urshalim al- Quds. La ricorrenza del prefisso ur- corrispondente all’ebraico ir- si ritrova anche nei termini sumeri uru ed eri e significa città. Vediamo come ci sia nelle varie lingue questa alternanza: ir, uru, eri ecc. Se noi prendiamo per esempio una delle forme dell’Egitto: urushalim, urusalim… vediamo come ricorre questa idea di città: Ur, Uru con affianco la parola salemme: città di salemme. Appunto è il modo utilizzato in altre lingue per indicare niente meno la città di Gerusalemme. INIZIO SECONDO VIDEO CAP.5 LA CARTA MANTOVANA Città situata al centro del mondo, luogo di accesso al paradiso ma anche all’inferno. Gerusalemme viene definita “ bella” in ebraico ovvero yafah, per diversi motivi: 1)probabilmente per l’energia spirituale che ricaviamo ogni volta che ci rechiamo a Gerusalemme. 2) Come ci dice il Talmud nel trattato Shabbat Gerusalemme ha degli alberi che profumano di cannella e quando si accende il fuoco la sera per scaldare questo profumo si espande per tutta la terra di Israele. Come veniva però rappresentata a livello cartografico? Gerusalemme veniva rappresentata, fin dai tempi dei crociati, con pianta che non corrispondeva alla realtà ossia circolare invece che rettangolare. Questo ce la dice lunga sulle rappresentazioni cartografiche dei secoli scorsi, se io rappresento una città con una pianta diversa rispetto a quella originale vado a modificare inevitabilmente quella città. Diciamo che l’aspetto della veridicità valeva fino a un certo punto; sicuramente era importante rappresentare i continenti, le città, i paesi e via dicendo però spesso nella cartografia dei secoli scorsi accanto a queste informazioni ne comparivano altre aggiuntive, che oggi forse definiremo extra cartografiche; attinenti alla sfera della: religione, mitologia ( per esempio, nell’atlante catalano viene rappresentata un’isola che non c’è- era presente nell’atlante catalano, nella mitologia, ma nella realtà non esiste), informazioni riguardanti la sfera anche dell’antropologia ( ci viene detto che alcuni popoli erano cannibali) e informazioni per esempio attinenti a curiosità. Sempre nell’atlante catalano infatti ci viene raccontato che esisteva un uomo che era il salutano più ricco del mondo, tutte queste informazioni venivano trasferite nell’ambito cartografico. Sempre parlando dell’atlante catalano di Creques vediamo come il MAR ROSSO, viene rappresentato di rosso- dovrebbe essere rappresentato come un qualsiasi mare a livello di carte, invece viene proprio colorato di rosso. ATLANTE CATALANO DI CREQUES Nella carta mantovana, come avremo modo di vedere invece il mare viene rappresentato con delle canne- lo stesso mar rosso anche. Perché? In ebraico il mar rosso, non si chiama mar rosso ma Yam- Suf che significa MARE DELLE CANNE/ CANNETO→ quindi mar rosso nella carta mantovana è in realtà un mare con delle piante che fuoriescono. Vediamo dunque come, si è vero viene data un’informazione rispetto al f atto che in quel luogo vi sia il mar rosso ma il come lo rappresentano a livello cartografico è un qualcosa in più. Se si analizzano le carte nel loro contesto socio-culturale si potrà comprendere che l’obiettivo di tanti cartografi europei era quello di educare attraverso un’immagine che offrisse una visione d’insieme dei luoghi biblici. Rappresentazioni di questo tipo dureranno parecchi secoli, diciamo che la prima ra ppresentazione realistica di Gerusalemme risale al 1818→ ed è piuttosto recente se ci pensiamo. Pensiamo che per tutti questi secoli spesso i cartografi hanno rappresentato Israle e in generale Gerusalemme con tutte queste informazioni aggiuntive e extracartografiche, spesso non conoscevano nemmeno Gerusalemme nella sua realtà, rifacendosi semplicemente ad alcuni cartografi. Non avendo magari la possibilità di viaggiare, ricopiavano carte già fatte in alcuni casi. Nel 1818 un botanista boemo, Franz Wilhelm Sieber decise di rappresentare Gerusalemme nelle sue reali dimensioni→ siamo nell’800. Un ragionamento che ci viene da fare è che siamo in un periodo in cui poco alla volta si sente l’urgenza e la necessità di insegnare le persone a leggere e a scrivere. Italia→ se pensiamo alla nostra situazione in italia, si tratta del periodo in cui in Italia inizia a delinearsi la prospettiva di una lingua comune e di una scuola pubblica in cui l’individuo può imparare attraverso la lettura e non solo tramite l’immagine. 1861→ unità d’Italia e proprio nel momento in cui l’Italia si unisce si affrontano i grandi problemi che ci sono nel nostro paese. Quali sono le urgenze? E si nota che il livello di analfabetismo è altissimo, dunque si sente l’urgenza e si inizia a pensare che si ha il bisogno di istruire le persone. La carta infatti dava una serie di informazioni con miniature e illustrazioni e anche una persona analfabeta che non poteva leggere- scrivere, attraverso una carta aveva una visione di insieme. Poteva riuscire a cogliere un tutt’uno. Non era importante se le informazioni date distanziavano a livello storico, anche di 3 mila anni, era importante dare una visione di insieme. A un’Europa in gran parte analfabeta veniva dunque offerta un’immagine positiva della Gerusalemme conquistata dai Saraceni e per riuscire in quest’intento, bisognava sottolinearne le peculiarità. La carta tante volte costituivano una modalità di viaggio virtuale→ bisogna fare la tara storica, per molte persone era impossibile viaggiare e molto spesso era anche pericoloso e quindi poter visualizzare una carta era sicuramente un modo per compiere in qualche modo una sorta di pellegrinaggio immobile- virtuale. Non tutte le informazioni quindi dicevamo erano attinenti all’ambito cartografico.C 'era però anche un altro motivo che spingeva i cartografi medievali a riempire le carte di simboli, ossia la ferma convinzione che lo spazio vuoto fosse un segno di ignoranza, come ironizza Jonathan Swift, dunque alcune volte capitava addirittura di aggiungere leoni, animali proprio per riempire la carta. Quindi nelle mappe africane abbiamo tantissimi elefanti, per esempio. Nel medioevo inizia a livello cartografico quella produzione che il professore israeliano Rehav ha definito come enciclopedia storica→ ossia lui prende come esempio la carta di Paulus Milonis→ f rate francescano vissuto nel XVII e proprio in questa carta del 1687 vediamo come sono presenti diversi avvenimenti e luoghi. Avvenimenti biblici presenti nella carta: la grotta in cui adamo ed eva si nascosero dopo aver peccato, sodoma e gomorra e lo scontro tra davide e golia. Ma anche eventi legati alla cristianità, come per esempio, l’impiccagione di Giuda della Roccia e la stella di Betlemme, anche mete di culto islamiche come la Cupola della Roccia e la moschea di al-Aqsa. Se noi consideriamo tutti questi eventi, pensiamo anche banalmente ad Adamo e Eva che si nascosero nella grotta e la stella di Betlemme vi è una distanza abissale, enorme, di circa tremila anni. Quindi se si utilizza come riferimento l’anno mundi ebraico, il divario temporale tra le varie vicende è di oltre tremila anni. Al giorno d’oggi è difficile comprendere l’impatto emotivo che esercitavano queste carte sui credenti. Non è una distanza da poco, è un lasso temporale considerevole. È come se oggi in una carta andassimo a rappresentare eventi attuali del 2021 ma anche eventi, avvenimenti di tremila anni fa. Questo era il modo in cui a livello cartografico avvenivano queste rappresentazioni, tanti eventi messi in un tutt’uno per facilitare quello che era questo pellegrinaggio di tipo virtuale. Invece come avvenivano le rappresentazioni a livello ebraico? Questa rappresentazione ricca di dettagli solitamente avveniva in ambito cristiano, in ambito ebraico era molto più importante essere precisi. Infatti Rashi→ che abbiamo già avuto modo di conoscere rappresenta la terra di Israele con delle linee molto nette e precise, schematiche, per dare una conoscenza di dove erano i luoghi principali. La modalità di rappresentazione di Rashi è bene conoscere il motivo che si cela dietro questa modalità rappresentativa. Sta tutto nel fatto che per un ebreo osservante, ancora oggi, è importante conoscere i confini, dove quindi si situa Israele e dove non è Israele. Se una persona si trova dentro la terra di Israele o 1 km fuori dalla terra di Israele. Questo perché, come abbiamo già detto in passato, ci sono una serie di precetti/ mizvot , che sono legate alla terra di Israele e in diaspora, al di fuori della terra di Israele, queste cose si fanno in maniera leggermente diversa. L’esempio più banale è quello delle festività→ in Israele alcune f estività, come ben ricordiamo, durano leggermente di meno, al di fuori di Israele durano di più. Per esempio, il primo giorno del mese, percepito come una mezza festività ( perché le donne si astengono dai lavori domestici più pesanti), in Israele dura un giorno, al di fuori di Israele questo dura due giorni. Questo è banalmente quello che succede con le festività, ovviamente ci sono una vasta serie di esempi. Da ciò però deriva la necessità di essere precisi e schematici nelle carte ebraiche. Ora passiamo invece a una carta che ha unito le conoscenze ebraiche con quelle cristiane, ossia la carta Mantovana fu una carta conosciuta come Mantua Map, risalente al 16 esimo secolo, occasione di felice collaborazione tra diversi ebrei, filantropo, pittore, esegeta, artista, che si unirono insieme per creare una carta che rispettasse lo stile cartografico cristiano (dettagli, illustrazioni, miniature), sia conoscenze di tipo ebraico che derivano dai commenti di Rashi e Elijah Mizrachi→rabbino, matematico e talmudista originario di costantinopoli. In questa carta vediamo che Gerusalemme è circondata da alte mura e presenta al centro un edificio di pianta esagonale (può avere forme diverse, alcune volte compare anche in forme ottagonali) ed è riconducibile alla cupola della roccia. Questo edificio in realtà non compare solo nella carta mantovana ma anche in altri momenti, esempio, nei contratti matrimoniali (ketubot), come logo delle tipografie ebraiche, ma si può individuare anche nella forma del baldacchino posto al di sopra della tevah nella sin agoga di Torino. Perché gli ebrei dovevano rappresentare la cupola nella roccia che senso aveva? Non è un edificio di attinenza ebraica. In realtà si sapeva ed era comunque risaputo che nel luogo in cui sorge la cupola della roccia anticamente era presente il tempio, infatti Gerusalemme veniva rinominata Bayit al- Makdis, casa del tempio. Dunque quando le maestranze bizantine si cimentarono nella realizzazione graf ica dell’edificio sapevano che lo stavano realizzando nello stesso luogo del tempio. Con l’arrivo dei crociati, la cupola della roccia diventò templum domini ( tempio del signore), si pensa che i templari presero e assunsero il loro nome proprio dall’idea che sapessero anticamente dove c’era la cupola della roccia vi era anche il templio ebraico. La carta mantovana oltre a questa rappresentazione ne ha altre interessanti, la professoressa segnala tre siti di interesse ebraico presenti nella carta: la tomba dei profeti zaccaria, samuele, Eli→ sommo sacerdote di Silo. Silo ritornerà perché è una città che ha una santità particolare e proprio per la sua santità e caratteristiche non poteva essere una città rifugio, ossia esistevano anticamente delle città nelle quali dove si potevano recare coloro che avevano commesso involontariamente un omicidio e Silo non era una di queste, insieme a Gerusalemme e un’altra città. Qui viene rappresentata anche Silo che dista in realtà abbastanza, 40 km circa da Gerusalemme. Sebbene dunque le prime due siano situate nei dintorni di Gerusalemme, la terza dista circa una quarantina di chilometri, una discrepanza non da poco per una carta geografica. FINE SECONDO VIDEO. INIZIO TERZO VIDEO. CAPITOLO DEL LIBRO 5.4. GERUSALEMME CELESTE E IL SOGNO DI GIACOBBE. HATIKVA. Oggi proseguiamo il discorso su Gerusalemme, fin ora abbiamo parlato della Gerusalemme terrestre, quella che si può vedere, visitare, quella di cui ne abbiamo almeno sentito parlare. A questa Gerusalemme terrestre, corrisponde una Gerusalemme celeste, o spesso chiamata in italiano Gerusalemme superna . La parola Gerusalemme infatti in ebraico si dice Yerushalayim, la desinenza in Im in ebraico indica una pluralità. Quindi non è una Gerusalemme ma sono due Gerusalemme, una celeste e una terrestre. Così come in ebraico la parola mani→ presenta la desinenza in IM proprio perché le mani sono due, così come le nostre Gerusalemme sono due. Gerusalemme che è stata costituita come ci dice il Salmo 122 come città unificata proprio perché c’è questa unità, unità di tutto. Tutto ciò che accade nella Gerusalemme terrestre, h a un riflesso in quella celeste e viceversa. Tutte le lodi, i salmi, che noi recitiamo nella Gerusalemme terrestre secondo Rashi vengono poi accolti nella Gerusalemme celeste. Questa idea della Gerusalemme celeste compare con Giacobbe, siamo sempre nella Genesi e Giacobbe il patriarca si addormenta sul monte Moria e sul monte Moria che abbiamo già visto e conosciamo come monte della creazione di Adamo, monte in cui Abramo cercò di sacrificare Isacco, Giacobbe si addormenta e sogna di percorrere una scala, una scala che il trattato talmudico Hullin 91b ci indica come una scala ampia ottomila parasanghe e consentiva a coppie di angeli di salire e scendere simultaneamente (abbiamo dunque quattro angeli che si muovono contemporaneamente). Gli angeli, ingelositi dall’accesso esclusivo di Giacobbe alla Gerusalemme celeste, provarono a mettere in pericolo la sua vita senza successo dato che il patriarca aveva ricevuto la benedizione divina. Giacobbe dunque giunge alla Gerusalemme terrestre e la genesi ci narra che Giacobbe ne ebbe timore→ ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo luogo! Questa non può essere che la casa di Dio e questa è la porta del cielo”. Il punto mediano della scala di Giacobbe (immaginiamo appunto la scala come una scala inclinata, il punto mediano rappresenta l’aria in cui sarebbe poi sorto il futuro tempio terrestre). Gli angeli che rappresentano questi esseri perfetti, in realtà erano molto gelosi di Giacobbe perché non approvavano che un uomo che poteva peccare aveva questa possibilità e dunque cercavano di ostacolare. Giacobbe riuscirà a giungere alla Gerusalemme celeste ma l’interpretazione di questi angeli interessò molti rabbini. Tra le varie interpretazioni, una di queste è che questi quattro angeli indicherebbero il regno di Babilonia, Media, Edom e l’antica Grecia. Parliamo di regni che avevano visto un periodo d’oro e poi di rovina in cui si sono dissolti. GIACOBBE NON è L’UNICO A PARLARE DI QUESTA SCALA. Giacobbe non è l’unico a parlarci di questa scala, viene ripreso anche con il Re Davide che sogna di salire lungo la scala e di visitare il tempio presente nella Gerusalemme celeste, ne rimane completamente ammaliato e prende appunti di ciò che avviene nella Gerusalemme celeste→ misure del tempio, cosa vi è, cosa non vi è. Quando si sveglia dal suo sogno ha in mente di costruire un tempio sulla terra uguale a quello visto nella Gerusalemme celeste. Non ci riuscirà perché purtroppo morirà prima, ma l’opera della creazione del tempio verrà poi proseguita dal figlio Salomone. La scala di Giacobbe ritorna anche nella nostra letteratura ebraico- romano ossia nell’opera di Immanuel Romano, ossia quello che abbiamo già visto quando parlavamo di inferno e paradiso. Romano sosteneva che vi era questa scala, la scala di Giacobbe come collegamento tra inferno e paradiso, il purgatorio come abbiamo visto nel mondo ebraico non esiste, per cui c’è questo collegamento diretto dato proprio dalla scala di Giacobbe.. Come viene descritto il tempio? Fino ad Isaia (6:1-2) non si individuano testimonianze dirette del Santuario celeste, sebbene anche nella visione profetica il Tempio sia celato: Nell'anno della morte del re Uzzjà vidi il Signore seduto su un seggio alto, e elevato, e i lembi del Suo abito ricoprivano il Santuario. Al di sopra di Lui stavano in piedi i Serafini, ciascuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la fa ccia, con due si copriva le gambe e con due volava (Isaia 6:1-2). Quindi in Isaia il santuario celeste viene completamente ricoperto dai lembi del vestito del signore. Nel mondo cristiano invece questa dimensione viene amplificata. Il mondo cristiano ha in fatti arricchito notevolmente l’immaginario della Gerusalemme celeste creandone una sorta di mito. Innanzitutto il primo momento in cui compare l’idea di una Gerusalemme celeste è in Paolo da Tarso nella lettera ai galati. “Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è madre di tutti noi” (Verman, 2011).→ Gerusalemme di lassù si intende appunto la gerusalemme celeste. Nell’Apocalisse di Giovanni 21:12 essa viene descritta così: “Le sue mura erano solide ed elevate, con dodici porte. Alle porte stavano dodici angeli, e sulle porte erano scritti dodici nomi, quelli delle dodici tribù d'Israele”. E una città opulenta dalla pianta quadrata: “La città era d’oro puro, splendente come cristallo; le sue mura erano di diaspro. I basamenti delle mura erano ornati di pietre preziose di ogni genere” (Apocalisse di Giovanni)→ Quindi viene ampliata maggiormente la descrizione. Gerusalemme celeste nell’apocalisse di Govanni è una città dunque molto opulenta, pianta quadrata, fatta di oro ecc. Nella Gerusalemme cristiana diventa tutto molto lussuoso, ricco di dettagli, ricco anche a livello di pietre ecc. il mondo ebraico non dà tutta questa attenzione alla Gerusalemme celeste, sappiamo che esiste, ci sono dei rabbini che se ne sono occupati ma in realtà il vero focus di ricerca è rimasto il sogno di Giacobbe e il tentativo di interpretarlo. Si parte dalla stessa simbologia del sogno di giacobbe, ossia la scala→ in ebraico Sulam. I rabbini hanno cercato di capire il valore numerico della parola sulam, questo perché in ebraico a ogni parola e a ogni lettera corrisponde un valore numerico, per cui la lettera A, per esempio, vale 1,2,3. ecc .. Quindi si è calcolato che la parola Sulam ha un valore numerico complessivo corrispondente a 130. Lo stesso valore 130 lo ritroviamo nella parola Sinai→ e proprio sul monte Sinai, un monte di modeste dimensioni, Mosé ricevette la Torah, le istruzioni per come gli ebrei si sarebbero poi dovuti comportare. Giacobbe avrebbe dunque anticipato profeticamente la salita al monte Sinai e il dono della Torah. • Rabbi Yoshua invece ci dice: No, semplicemente la Gerusalemme celeste rappresenta il luogo di ascesa di tutte le preghiere, essendo due Gerusalemme collegate (celeste e terrestre). • Un’altra interpretazione del maestro Ibn Ezra→ l’interpretazione del sogno di Giacobbe mostrerebbe come questi due elementi→ Gerusalemme terrestre e celeste siano semplicemente unite e collegate tra di loro . Vi sono altre interpretazioni ma vediamo a livello cartografico- geografico come vengono trattate. Dal punto di vista cartografico abbiamo la carta di Natan Ben Shimshon Shapira pubblicata nel volume dedicato alle interpretazione di Rashi che colloca graficamente la scala di Giacobbe non lontano dal percorso intrapreso dalle dodici spie. Dodici spie cosa sono? È un episodio biblico narrato in Numeri 13:23 quindi cronologicamente successivo rispetto al sogno di Giacobbe descritto nella Genesi. 12 spie vennero mandate dal popolo di Israele a verificare come sarebbe stata la terra di Israele, cosa ci si sarebbe trovato nella terra. E poi ritorneranno narrando che hanno trovato a Gerusalemme dei giganti, esseri enormi, che Gerusalemme non era come si pensava e quindi c’è tutto questo racconto, adesso non ci si sofferma sul racconto in particolare però appunto sappiamo che c’è questa idea del fatto che la scala di Giacobbe viene collocata non lontano dal percorso intrapreso dalle dodici spie e nella carta di Natan ben Shimshon Shapira vengono proprio rappresentate le orme, il percorso che veniva fatto. Sempre tra fine cinquecento e inizio seicento ritorna il motivo della scala del patriarca nella carta di Haim ben Bezalel. La scala di Giacobbe vista non solo da un punto di vista biblico ma anche di cartografia, cioè dare una collocazione al tipo di percorso fatto da Giacobbe. SU COSA MI CONCENTRO? - I nomi di Gerusalemme - Le specificità della carta di Milonis del 1687 all'università. Il pubblico prende attivamente parte all'applicazione della normativa ambientale, per la salvaguardia della fauna e per la lotta ai rifiuti, avendo la facoltà di denunciare eventuali violazioni delle leggi. Vengono sempre più utilizzati anche strumenti economici, per promuovere il miglioramento dell'ambiente, tanto sotto forma di sovvenzioni finanziarie a industrie che investono nella prevenzione all'inquinamento, quanto sotto forma di tasse e imposte a chi inquina. In linea con i principi dello sviluppo sostenibile, gli sforzi sono diretti verso la tutela delle risorse e la prevenzione dell'inquinamento, in tutti i settori economici. Tutela della Natura Nell'ambito degli sforzi tesi a tutelare l'ambiente naturale, sono state emanate leggi restrittive per la protezione della natura e della selvaggina, rendendo illegale persino cogliere i fiori più comuni sui bordi delle strade. Incaricata di promuovere la preservazione della natura, l'Autorità per i Parchi e per la Natura d'Israele (INPA) lotta per la tutela del paesaggio e dell'ambiente naturale. Sparse nel paese e sotto la supervisione dell'Autorità vi sono oltre 150 riserve naturali e 65 parchi nazionali, che coprono quasi circa 1.000 kmq. Circa 20 riserve sono state sviluppate per l'uso pubblico, con centri per visitatori e sentieri per escursioni che attraggono più di due milioni di persone l'anno. Una delle zone più importanti d'Israele, il Monte Carmelo, è stata dichiarata Riserva della Biosfera, nel contesto del programma dell'UNESCO "l'uomo e la biosfera". Sono centinaia le piante e gli animali protetti, fra questi la quercia, la palma, la gazzella, lo stambecco, il leopardo e l'avvoltoio, mentre sono state intraprese speciali operazioni di soccorso, per assicurare la sopravvivenza di alcune specie esposte al pericolo d'estinzione. Si sono allestite stazioni per il nutrimento di lupi, iene e volpi, come pure località sicure per la nidificazione degli uccelli. Le uova di tartarughe marine vengono raccolte regolarmente dalle coste mediterranee e covate in incubatrici, e le giovani tartarughe sono poi restituite al mare. Con oltre 500 milioni di uccelli migratori che passano sopra il paese ogni anno, Israele è divenuto un punto d'osservazione di uccelli noto a livello internazionale e un punto focale per la ricerca e la cooperazione internazionali Neot Kedumim, una riserva panoramica nel centro del paese, dedita alla raccolta e alla conservazione di varietà di piante menzionate nella Bibbia e ancora esistenti, ha creato vasti giardini con la flora originaria delle diverse aree geografiche nella Terra d'Israele dei tempi antichi. I progetti Hai Bar per la vita selvatica nell'Aravà e sul Monte Carmelo sono stati creati per reintrodurre nei loro precedenti habitat naturali, specie di animali che un tempo vagavano per le colline e per i deserti della Terra d'Israele. oscilla tra i 16-22°C invernali e i 20-31°C estivi, nell’area desertica i valori sono ancora più flessibili, dai 2-9°C in inverno ai 34-38°C di agosto con punte di 45°C. Il territorio è caratterizzato da tre principali risorse d’acqua: A) l’area del Giordano, includendo il Lago di Tiberiade (al di sopra del quale si conducono esperimenti di inseminazione delle nuvole per favorire la pioggia), e due bacini maggiori sotterranei, B) la falda acquifera montuosa e C) quella costiera. Vanno anche menzionate altre fonti tra cui D) la falda fossile non rinnovabile del deserto del Negev e fonti così dette minori, ovvero E) i serbatoi per la raccolta delle acque piovane posizionati sopra i tetti delle abitazioni e F) il riciclo delle acque di scolo e l’uso delle acque salmastre desalinizzate. L’offerta idrica di un anno normale ammonta a circa 2.000 Mm3 di cui il 30% è fornita dalle fonti di superficie, il 45% dalle falde sotterranee e il 25% dalle fonti minori. FINE SLIDE. Capitolo 6 Passiamo al sesto capitolo Note della professoressa: Il capitolo 6 non presenta la sezione "su cosa mi concentro" perché è un capitolo da studiare molto dettagliatamente. Occorre necessariamente studiare, soprattutto il primo paragrafo, con l'ausilio di una CARTA GEOGRAFICA e approfittare degli approfondimenti e dei video proposti al fine di colmare eventuali lacune pre-esistenti. CAPITOLO 6- cenni sulla geografia dello Stato d’Israele oggi. INTEGRATO Già CON IL LIBRO ESSENDO UN CAPITOLO FONDAMENTALE. Torniamo alla geografia del presente, come avrete potuto notare nel corso del nostro testo abbiamo dedicato questo spazio alla geografia mistica di Israele e dei luoghi che hanno contraddistinto l’ebraismo e non soltanto→ in realtà si tratta di una pietra fondamentalmente dello studio della geografia della religione che in principio nasce come geografia religiosa. Lo avete letto nel capitolo III, qual è la differenza tra le due? La geografia religiosa nasce nel medioevo e ha lo scopo di mettere su carta i luoghi descritti dalla bibbia; come abbiamo visto nella bibbia non vi sono soltanto geografici, termini e toponimi di città o termini che indicano confini più o meno naturali ma vi sono anche descrizioni di luoghi che f anno parte della tradizione religiosa come il GAN EDEN, lo Scheol, la Gerusalemme celeste. Ecco che questi geografi medievali hanno cominciato a inserire su carta proprio questi luoghi, addirittura viene disegnata la torre di babele. Nel corso dei secoli ovviamente man mano che le conoscenze storiche e gli scavi archeologici portavano alla luce reperti e informazioni utili per la storia, ecco che anche la geografia religiosa va pian piano trasformandosi fino a diventare quella che è attualmente , ovvero GEOGRAFIA DELLA RELIGIONE. Da un lato si sofferma a studiare l’estensione di alcune forme religiose e le sue forme sul terreno date da templi, chiese e monumenti religiosi; d’altro canto studia anche la percezione del perché le persone (anche non religiose e atee) sviluppano nei confronti di questi posti. Oggi lo stato di Israele esiste come unità amministrativa, nato nel 1948, abbiamo visto che ci sono state varie discussioni, varie tensioni per la sua nascita. Chi lo desiderava fortemente, chi si opponeva, i paesi arabi che hanno dichiarato guerra, ma ad ogni modo, ad oggi, proprio grazie alle varie risoluzioni ONU lo stato di Israele è una realtà amministrativa e i suoi confini sono variati a seconda delle guerre o dei trattati di pace. La prof. ha lasciato un video del giornalista Claudio Pagliara su moodle che ci ha portati all’interno dello stato di Israele per 45 minuti, a differenza degli altri video è importante guardarlo, non è un approfondimento ma è parte integrante del corso. Quindi va visto. DOMANDA D’ESAME Può ESSERE SUL VIDEO DI CLAUDIO PAGLIARA Veniamo a noi→ Israele oggi, inizio capitolo 6. Israele oggi è uno stato molto piccolo, di circa 22mila km quadrati e nel testo si propone un esempio rapportandolo a una regione italiana quale Piemonte, dove appunto ci viene detto che è all’incirca la stessa ampiezza del Piemonte. Israele come vediamo dalle carte allegate e che bisogna scaricare, è secondo i confini attuali una striscia di territori lunga e stretta. Lunga 470 km e ampia nella sua parte più larga 135 km, quindi possiamo immaginare che un turista in una sola giornata può attraversarlo tutto ed è interessante perché in tempi pre covid gli uffici turistici dicevano che è l’unico paese in cui la mattina si può andare a sciare ( confinando al nord con il Libano e ovviamente è costeggiato dalle alture del golan dove si può sciare) e il pomeriggio si può andare a fare un bagno nel mar rosso→ la sua parte meridionale ha un piccolo sbocco nel mar Rosso. Vista la lunghezza si può percorrere davvero agilmente. Confini: Il paese confina con il Libano a Nord, la Siria a Nord-Est, la Giordania a Est, l’Egitto a Sud-Ovest. Il Mar Mediterraneo lo bagna ad Ovest, mentre la sua estremità meridionale è lambita per un breve tratto dal Mar Rosso. Da un punto di vista geomorfologico: Vediamo appunto nelle carte dove ci viene mostrata la suddivisione geo morfologica del paese che vi sono delle aree differenti non solo climaticamente ma anche da un punto di vista delle possibili coltivazioni o insediamenti urbani, abbiamo una pianura costiera, abbiamo una regione più montuosa degli altopiani che comprende la Giudea, la Samaria (attualmente territori palestinesi) e la Galilea, poi abbiamo la valle del Giordano e il deserto del Negev. NB. Adesso stiamo facendo una suddivisione geomorfologica dell’area geografia di Israele, se dovessimo fare una divisione geo morfologica del paese escludendo le aree dei territori palestinesi diverrebbe più complicato. Però se noi andiamo a guardare le carte che la professore ha inserito noteremo che vi sono zone anche che fanno parte dei territori palestinesi. Parliamo da un punto squisitamente geomorfologico noi abbiamo questa striscia stretta di territorio che si può dividere in quattro parti dal punto di vista della geormofologia: 1) La pianura costiera 2) La regione montagnosa degli altipiani che comprende Galiela, Giudea e Sanmaria 3) Valle del giordano 4) Deserto del negev. Quest’ultimo che ingloba circa la metà (60%) del territorio israeliano è poco abitato e la sua popolazione trova sostentamento in un’economica agricola e industriale. Essendo dunque un deserto, anche se un deserto roccioso e non di dune ( come il Sinai) è ugualmente scarsamente abitato e solo in poche aree. Allo stesso modo abbiamo differenti zone climatiche. - Sud paese arido (NEGEV significa aridità) zona arida, caratterizzata da basse colline d’arenaria e piani ricchi di canaloni e wadi nei quali le piogge invernali spesso provocano improvvise inondazioni. -Caratteristiche completamente differenti disegnano il Nord del paese. Pensiamo al lago Kinnèret ( anche conosciuto come Mare di Galilea o lago di Tiberiade) adagiato tra le colline della Galilea e le alture del Golan (quindi siamo al nord) ma si trova a 209 m sotto il livello del mare. E’ l’unica riserva di acqua dolce in superfice, ovviamente non è l’unico lago a trovarsi al di sotto del livello del mare ma è l’unica riserva d’acqua dolce a trovarsi al di sotto del livello del mare- mentre il punto più basso della terra è dato dal Mar Morto, che nonostante venga definito mare di fatto è un altro lago ma non di acqua dolce bensì salata. Il mar morto: Si calcola che sia uno dei bacini lacustri più salati al mondo e si trova nel momento in cui è stato scritto il volume (dicembre 2020) a 434, 31 metri sotto il livello del mare. Perché diciamo al momento? Il mar morto tende a sprofondare sempre di più nel terreno man mano che passano gli anni, nonostante sia alimentato dal fiume giordano ( le acque del giordano vanno a gettarsi nel mar morto). Ma il mar morto ha questa caratteristica ha immissari ma non emissari, non vi è nulla che esce dal mar morto. Tutto ciò che entra nel mar morto esce sotto forma di evaporazione e evapora ad un ritmo talmente impressionante da perdere due metri di profondità ogni anno e di conseguenza si abbassa sempre di più e sprofonda nel terreno. In ebraico non si chiama mar morto ma Yam ha-Melah→ letteralmente mare del sale proprio a causa della salinità delle sue acque che è di circa 8 volte superiore alla salinità delle acque dell’oceano, tanto che nessun organismo vivente se non qualche batterio o organismo unicellulare può vivere nel mar morto→ non vi sono pesci, non si può pescare ma una delle caratteristiche è che l’elevata salinità permette ai corpi di galleggiare. In periodo pre covid una delle particolarità del turismo nel mar morto è quella di poter galleggiare sulle sue acque, in effetti dei piani turistici presentavano dei bagnanti adagiati sulle acque del mar morto che leggevano un libro. Quindi si galleggia anche senza saper nuotare perché è proprio la salinità che permette di fare questo. Importante perché il fatto che questo lago salato vada sprofondando nel terreno di f atto finirà con l’esaurirsi nel corso di qualche decennio, tanto che si era pensato negli anni 80 ad un possibile collegamento, grazie a un canale e un sistema di condotti, tra mar morto e mediterraneo. Al fine di esportare l’acqua del mediterraneo al mar morto, per preservare questo ecosistema molto particolare, il progetto aveva un costo talmente elevato da far desistere. Vi fu un’idea molto interessante nel 2005 che era un progetto congiunto di Israele, Giordania e autorità palestinese→ accordo per realizzare uno studio volto alla possibilità di creare un canale che collegasse il mar rosso al mar morto. Perché questa strada alternativa? Idea di creare un canale dal mar rosso al mar morto e che lungo il suo percorso avesse delle stazioni di dissalamento delle acque di cui una parte venisse resa potabile e utilizzata da Israeliani e palestinesi e un’altra parte (la parte che non subiva il dissalamento) a rimpinguare le acque del mar morto. Si trattava di produrre acqua dissalata con un costo importante ma favorito dalla possibilità di produrre energia utilizzando il dislivello tra i due mari→ in quanto il mar rosso sta a livello del mare mentre il mar morto sta quasi a 450metri sotto il livello del mare, quindi comprendiamo che l’utilizzo di energia per il trasporto delle acque sarebbe stato minimo perché si sarebbe utilizzato il dislivello tra i due mari. Il canale non è mai stato realizzato a causa anche delle relazioni politiche instabili e in continuo scontro tra i paesi coinvolti. Nel 2013 sempre sotto lecita della banca mondiale era stato siglato un accordo che prevedeva la realizzazione di un solo impianto di dissalazione ( e non tutta una seria come se ne parlava prima). Un
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